Il 2 giugno l’Italia dovrebbe celebrare il lavoro e la pace, come strumenti fondamentali per prendersi cura della Terra. Non possiamo proteggere l’ambiente, se non iniziamo con il disarmare la politica, l’economia, la cultura e l’educazione. Non possiamo parlare di superare la crisi ecologica, se non eliminiamo il concetto di competizione ad ogni costo, sostituendolo con la cooperazione e la misericordia. Per prenderci cura della Terra dobbiamo iniziare disarmando l’economia e chiedere al nostro paese di ratificare il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari.
La festa della Repubblica si fonda sul lavoro (art. 1 della Costituzione) e non sul sacrificio di giovani innocenti nelle trincee durante l’inutile strage della Prima Guerra Mondiale. La nostra Repubblica è nata da una scelta fondamentale, il rifiuto della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art. 11 della Costituzione), perché negli anni fra 1946 ed il 1948 si aveva ancora impresso nel cuore e sulla pelle gli orrori della guerra. Il 2 giugno non è la festa delle forze armate, delle armi, delle parate, ma è una festa popolare.
Le riflessioni che seguono nascono dalla preparazione della diretta del 30 maggio 2021 “Per una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari“, organizzata assieme a molte realtà cattoliche firmatarie del documento-appello “L’Italia ratifichi il Trattato Onu di proibizione della armi nucleari”, che ha coinvolto le piazze italiane di Reggio Calabria, Scampia (NA), Padova, Savigliano (CN), Rimini, Brescia, unite dal comune messaggio: “Italia, ripensaci“. Per chi volesse rivedere la diretta qui il video:
Il rischio senza ritorno di un attacco nucleare
Nell’agosto del 1945, un lampo accecante, il fungo atomico di Hiroshima e Nagasaki, ha rappresentato la rottura con il passato. La guerra è divenuta uno strumento di morte del pianeta, senza ritorno. Una volta esplosa, la risposta uguale e contraria innescherà un processo di distruzione di massa che porterà via in pochi minuti una parte importante della popolazione mondiale e avrà conseguenze su tutto il pianeta. Come scrive Carlo Trezza in un articolo pubblicato su Avvenire:
Tra le grandi minacce che incombono sull’umanità nessuna sarebbe più catastrofica di quella dello scoppio di una guerra nucleare. Il rischio si è accresciuto nell’ultimo decennio perché sono venute meno molte delle intese volte a scongiurare tale pericolo. L’amministrazione Trump ha fatto piazza pulita di vari accordi sul controllo degli armamenti, la Russia non ha esitato a infrangere l’impegno di rispettare l’integrità territoriale garantita all’Ucraina in cambio della rinuncia di Kiev all’arma nucleare, la Corea del Nord è riuscita a dotarsi dell’arma nucleare. Tutti i Paesi nucleari stanno mettendo a punto testate e vettori sempre più sofisticati e più facilmente impiegabili.
Carlo Trezza, Avvenire del 26 maggio 2021.
Ma più di molte parole può la simulazione, ricostruita, partendo da reali evidenze, dall’Università di Princetown. Il Nuclear Future Lab ha simulato un conflitto nucleare tra Russia e Stati Uniti, partendo da un contesto convenzionale per poi evolversi in un singolo attacco nucleare che scatena. La conclusione sono 91,5 milioni di vittime. Ma le morti e gli effetti a lungo termine sono tutti da stimare!
L’Italia ed il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari
Il 22 gennaio 2021, al termine dei 90 giorni previsti dopo la 50esima ratifica, il “Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari” è diventato giuridicamente vincolante per tutti i Paesi che l’hanno firmato. Nessun paese che detiene armi nucleari sul proprio territorio, tra cui il nostro paese, lo ha firmato. Nessuno di loro ha partecipato alla sua redazione, con l’eccezione dei Paesi Bassi, che hanno preso parte anche alla votazione in assemblea plenaria dell’ONU, per esprimere la loro contrarietà.
In Italia si è aperto, sin dal 2017, un ampio movimento, guidato da ICAN (Campagna Internazionale per abolire le armi nucleari), premio Nobel per la Pace nel 2017, chiedendo all’Italia di ripensarci in continuità con l’impegno dei movimenti sulla questione dei costosi ed inutili F-35, di cui l’Italia ne ha acquistati 90, da impiegare nelle basi di Ghedi (Provincia di Brescia) ed Aviano (Friuli Venezia Giulia) e che potranno essere armati con bombe nucleari (B61-12).
Per una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari…
Le armi generano cattivi sogni, distruggono qualsiasi possibilità di prenderci davvero cura della nostra casa comune. Le parole del Papa ad Hiroshima, del 2019, si devono leggere con quelle della Pasqua, del 2021, per capire che le armi non possono essere la via per uscire dalla pandemia e, soprattutto, non possono essere uno strumento per costruire una transizione ecologica. Per un motivo molto semplice: siamo tutti sulla stessa barca e, se la affondiamo, moriamo tutti.
… come primo passo per prendersi cura della casa comune
La via intrapresa in questi mesi dall’Occidente è quella della continuità con il passato, la pandemia non ha cambiato nulla. Basta leggere il PNRR italiano, non si trova nessuna idea veramente di cambiamento. Ma esso rappresenta solo il tentativo si continuare quanto interrotto.
La pandemia rappresenta una brusca e dolorosa frenata di un treno lanciato ad altissima velocità. Ci siamo fatti e ci stiamo facendo molto male. Ma i conducenti non vedono l’ora di riprendere il percorso verso un’unica direzione: il progresso infinito. Anche i passeggeri non vedono l’ora di ripartire, non interessa per dove. Il treno si chiama “progresso”, l’arrivo non c’è, perché progresso viaggia verso l’infinito e si alimenta di sviluppo sostenibile, di competizione, di crescita continua. Ma, soprattutto, il “progresso” si fonda sulla superiorità tecnologica e militare, e mette in conto la necessità della guerra.
La guerra non può più essere un’opzione, soprattutto con il rischio di una guerra nucleare. Per questo motivo, chiunque vuole prendersi cura della Terra deve iniziare dalla proibizione delle armi nucleari e coniugare la cura dell’ambiente con la costruzione della pace. Abbiamo molta letteratura sull’argomento, ma la Laudato si‘ e la Fratelli Tutti, oltre al magistero di Papa Francesco, rappresentano un valido sostegno nel presente per chiunque voglia intraprendere un percorso per uscire fuori dalla crisi, non solo ecologica, ma anche sociale, politica ed economica.