Armi o transizione ecologica? il governo sceglie ed inizia eliminando d’urgenza lo sconto in fattura.

Armi o transizione ecologica? il governo sceglie ed inizia eliminando d’urgenza lo sconto in fattura.

Anche il 2023 registrerà un aumento delle spese militari del governo italiano, in linea con gli anni precedenti, assecondando le richieste fatte dalla NATO, sopratutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Spese per investimento nel 2020 rispetto al 2019

Gli investimenti programmati serviranno per aggiornare l’arsenale tecnologico della difesa e per sostituire il materiale inviato in Ucraina, le cui forniture sono secretate, a differenza di Germania, Francia e Stati Uniti.

Se da una parte il governo investe con decisione nel comparto difesa, l’urgente cancellazione dello sconto in fattura con il Decreto Legge 11 del 2023 ha mostrato quanta poca capacità di analisi di medio lungo periodo abbia.

Giustificazioni populiste

La stessa giustificazione del provvedimento del Presidente del Consiglio, che non ha aspettato i dati ISTAT corretti da EUROSTAT per agire coscientemente sul fenomeno, che sono stati resi pubblici in audizione alla Camera. Questo fa capire che l’attenzione è spostata verso falsi obiettivi puntando a polarizzare e mettere una parte della popolazione contro l’altra:

“Il Superbonus è costato a ogni singolo italiano circa 2mila euro, anche a un neonato o a chi una casa non ce l’ha. Non era gratuito, il debitore è il contribuente italiano”

Giorgia Meloni

Questo passaggio-spot ricorda, nei toni utilizzati, il video contro le accise sui carburanti nel 2019:

Una continua ricerca della polarizzazione del contribuente italiano e del suo interesse, che non vengono sensibilizzati per le spese militari, per i continui costi dovuti alle emergenze ambientali e climatiche non affrontate, per i costi sostenuti per l’inumano contrasto all’immigrazione clandestina, per le spese da sostenere per trasformare il nostro paese in un hub per il gas a seguito del perseguimento del cosiddetto piano Mattei.

Sugli extra profitti il governo è cauto!

Non ha affrontato con la medesima determinazione gli extraprofitti delle aziende energetiche derivanti dall’aumento del prezzo del l’energia a seguito della guerra d’invasione russa. Non ha deciso di tassarli con un’aliquota ben più elevata di un mero 35 per cento, al fine di utilizzare il gettito per finanziare i vari bonus ecologici, come lo sconto in fattura e la costituzione le comunità locali energetiche (CER) . Perché? Forse potrebbero infastidire i progetti basati su energie fossili?

Investimenti pubblici nella transizione, pensando a Keynes

Il contrasto alla transizione energetica ed ai suoi costi non ha considerato i vantaggi degli investimenti pubblici: l’aumento del gettito dovuto alla fuoriuscita dal “nero” di molti lavoratori ed imprese del comparto. Gli investimenti pubblici hanno creato la necessità di un mercato trasparente e legale nel campo delle costruzioni e delle forniture per la transizione energetica. Ora, che succederà?

Il governo ha scelto chiaramente, in modo netto e senza mediazioni.

Ha scelto di agire sui costi e di abbandonare la transizione energetiche ed ecologica, non perseguendo un programma di costruzione dell’economia circolare. La transizione italiana si farà, ma sarà verso il gas, inceneritori, e nucleare. Legherà il nostro paese a scelte del passato per i prossimi 50 anni penalizzando l’interesse nazionale ed esponendoci ai paesi che investiranno in nuove tecnologie.

La transizione mediante bonus cercava di costruire una possibile via, sbagliando in alcune misure e mancando di controlli efficaci. Poteva essere molto migliorata, ma la mentalità economica, politica e internazionale di Draghi ha trovato nel governo Meloni il migliore esecutore per restaurare una via liberista e conservatrice che rifiuta la crisi umana ed ecologica che stiamo vivendo.

Cosa aspettarci?

Una chiusura. Questo governo è figlio della paura della diversità, del cambiamento, della crisi umana ed ecologica. La decretazione d’urgenza che ha cancellato lo sconto in fattura è solo un primo simbolo che avrà impatti rilevanti sulle imprese e l’economia del paese. Come la cancellazione del cosiddetto “reddito di cittadinanza” avrà un impatto sui più poveri.

In questo percorso c’è un forte odore di naftalina. E di paura del cambiamento, sia del governo, sia degli italiani che li hanno eletti. Paura che sta scavando la fossa al paese, ai suoi giovani.