L’Earth Day è la festa della terra che si celebra ogni 22 aprile. Lo scopo principale è quello di informare le persone sulla salvaguardia dell’ambiente rispetto allo sviluppo tecnologico, economico e sociale. Rappresenta per tutti i movimenti ecologisti un momento importante per sensibilizzare tutta la popolazione mondiale sulle tematiche relative alla crisi ecologica (Per un approfondimento, leggi qui). La prima celebrazione avvenne nel 1970, ma la sua ideazione e preparazione risale ad un anno prima, il 1969, come ho già scritto in un precedente post.
Questa giornata aiuta ogni anno a riflettere sulle molteplici questioni che riguardano l’ambiente e le vie per affrontare la crisi ecologica in cui viviamo. Ma la “sostenibilità” è un concetto molto ambiguo che sfugge qualsiasi contrapposizione fra polarità opposte preferendo una “comoda” sintesi dialogica! La situazione attuale chiede l’assunzione di responsabilità che non si possono ridurre a giornate, eventi, discussioni, ma devono divenire anche pratiche che cambiano sostanzialmente e profondamente la quotidianità.
Nessuno, però, sembra aver intenzione di cambiare le proprie abitudini, nessun decisore politico sembra voler rivedere le politiche di sviluppo economico. Questa festa, come le molte altre, non è riuscita a cambiare e mettere al centro dell’agenda mondiale il superamento della crisi ecologica e climatica che viviamo.
Lo sviluppo sostenibile, purtroppo, è divenuto il cavallo di Troia attraverso cui lo sviluppo ha potuto continuare in velocità la sua strada verso il profitto ad ogni costo che impone l’ideologia capitalista in cui viviamo, che ha contagiato tutto il mondo.
Sono rimaste le opposizione locali a questo modello predatorio di risorse naturali (Guarda la cartina dei conflitti ambientali in Italia e nel mondo), che i sostenitori dello sviluppo “sostenibile” ad ogni costo definiscono malati della malattia NIMBY. Invece questo movimento “glocale” ambientalista, resta ai margini di questa giornata perché non si piega allo sviluppo ad ogni costo e genera una contrapposizione fra posizioni diverse, poco desiderata in una narrazione attuale tutta fondata sulla paura del confronto e sulla polarizzazione amico vs. nemico.
Questa festa, se non si agisce da oggi e non si apre alle posizioni polarmente opposte, per cercare una soluzione alle crisi, è acqua fresca sulle ferite inferte alla nostra casa comune, che a breve, come già avverte nell’ultimo rapporto l’IPCC, dovrà affrontare cambiamenti già in atto.