Il percorso dall’idea di natura al concetto di ambiente è un percorso di emancipazione che l’uomo ha intrapreso quando ha cominciato a liberarsi dalla soggezione alla forza naturale attraverso l’uso della ragione. Il mezzo utilizzato è sempre stato il lavoro, come capacità di intervenire e cambiare la natura, plasmandola secondo le necessità umane.
I primi a riflettere su questo rapporto sono stati i greci.
Platone (427 – 347 a.C.)
Nell’opera “Crizia” descrisse la deforestazione come una delle cause delle profonde modifiche del paesaggio attico, un tempo ricco di fertili pianure e montagne ricoperte di foreste.
Aristotele (384 – 322 a.C.)
Capì, pragmaticamente, che la natura era la fonte sempre rigenerabile a cui bisognava attingere per la soddisfazione dei bisogni umani.
Teofrasto (373/370 a.C. – 287 a.C.)
Allievo di Aristotele nel Liceo e suo successore nella direzione della scuola, nelle sue ricerche sulle piante, “Historia Plantarum”, riconobbe degli scopi intrinseci della natura. Criticò la visione antropocentrica aristotelica. Teofrasto fu il primo a scrivere dell’impatto che l’azione umana ha sull’ambiente circostante. Un impatto che si espresse all’epoca con il continuo utilizzo delle foreste per ricavarne legname per costruire case. Queste opere edilizie e cantieristiche comportarono molti problemi dal punto di vista orografico e climatico nell’Antica Grecia.