Fridays For Future, pace, giustizia e transizione ecologica per il clima

Fridays For Future, pace, giustizia e transizione ecologica per il clima

La giornata dello sciopero per il clima in Italia dell’11 ottobre, dopo la Global Strike del 20-27 settembre, è stata un’altra occasione per ribadire cosa vogliono i giovani del FFF. Hanno ripetuto in piazza il loro NO a questo ordine mondiale che distrugge la natura, consuma esseri viventi come risorse, seppellisce il futuro dell’umanità sotto un enorme produzione di armi che vengono sostenute da un’economia fossile. Il mondo si sta allontanando da qualsiasi idea di transizione ecologica, con buona pace delle diverse COP, tra cui la prossima a Baku (la COP29).

La visione olistica dei FFF

In questi anni i giovani del FFF stanno unendo in modo intelligente la lotta per il clima e, in generale, contro la crisi ecologica, con una risposta di senso alle guerre condotte in tutto il mondo. Sta maturando una visione strutturata e consapevole della complessità, sia rispetto alla guerra di aggressione della Federazione Russa in Ucraina, sia rispetto al genocidio in Palestina condotto dallo Stato di Israele in risposta alla strage terroristica di Hamas.

I giovani del FFF Italia hanno allargato lo sguardo su finanza, pace, multinazionali del fossile, come ENI, banche che sponsorizzano aziende inquinanti, pace e difesa del diritto internazionale, difesa dei popoli nativi e delle loro battaglie, difesa dei diritti umani e del modello democratico e partecipativo, soprattutto negli ultimi anni messo in crisi da diversi interventi legislativi e amministrativi, da ultimo il DDL 1660, difesa del lavoro buono per i lavoratori e per l’ambiente, sostenendo la vertenza dei lavoratori della ex GKN di Firenze.

La presenza di Greta Thunberg a Milano e a Firenze dimostra che non basta solo chiedere e proporre a livello istituzionale, ma è necessario andare controcorrente, pagando anche le conseguenze della sua disobbedienza civile e nonviolenta. Infatti, è stata fermata più volte dalle forze dell’ordine di paesi europei sia per la sua posizione contro le aziende che estraggono e lavorano le fonti fossili, sia per il sostegno alla causa palestinese, che le ha portato molte antipatie, anche nei FFF europei, nei media che non la cercano e osannano più come alla fine degli anni Dieci.

Greta Thunberg: contro la guerra, per la conversione ecologica

Questo percorso, che trova le sue radici nelle basi poste in famiglia e nel suo percorso di crescita politico di questi anni, si ritrova tutto nelle parole del suo breve discorso a Milano:

 “Viviamo in un’epoca definita da sfruttamento, violenze, oppressioni, genocidi, ecocidi, carestie, guerre, colonialismo, aumento di diseguaglianze e una crescente crisi climatica. Sono tutte crisi interconnesse che si rafforzano a vicenda e portano a sofferenze inimmaginabili. Ogni singolo giorno, specialmente nell’ultimo anno con quello che sta succedendo in Palestina, il mondo ha mostrato la sua vera natura. I palestinesi hanno vissuto per decenni sotto l’oppressione soffocante di un regime di Apartheid e nell’ultimo anno con i genocidi in diretta streaming di Israele, il mondo ha nuovamente abbandonato la Palestina. Mentre si susseguono le crisi umanitarie in Palestina, Libano,Yemen, Sudan, Congo, Kurdistan, Balochistan, Ucraina, Armenia e in molti altri luoghi, l’umanità sta anche superando il limite di 1,5 gradi centigradi senza che ci sia in vista una reale riduzione delle emissioni globali di gas serra. Stiamo infrangendo record sul riscaldamento e sperimentando eventi meteorologici estremi senza precedenti. La destabilizzazione della biosfera e dei sistemi naturali da cui tutti dipendiamo per la nostra sopravvivenza sta portando a indicibili sofferenze umane e accelerando ulteriormente l’attuale estinzione di massa. La lotta per la giustizia climatica è una lotta contro le lobby dei combustibili fossili così come una lotta contro l’industria delle armi, l’estrattivismo di risorse naturali delle comunità nelle aree più colpite”.

Citazione dall’articolo de “Il Giorno” dell’11 ottobre 2024, link disponibile cliccando qui.
Greta Thunberg al corteo FFF Milano, Canale YouTube di alanews.it
Ambiente, lavoro, pace, dignità

Questi temi erano già presenti all’inizio del loro percorso. Ora diventano di primo piano con la battaglia per la lotta ai cambiamenti climatici. Il messaggio è chiaro: la conversione ecologica si può costruire solo all’interno di un sistema internazionale capace di garantire la pace. La guerra drena immense risorse e si unisce, si salda, in modo indissolubile con l’industria del fossile. Il discorso tenuto dalla ispiratrice e fondatrice dei FFF a Milano è un discorso che pone questo movimento nel solco tracciato dai NO Global. Lo stesso incontro ed il sostegno della proposta di riconversione della ex GKN da parte dei FFF lo dimostra. Il movimento partecipa all’unione delle vertenze dei lavoratori, alla conversione ecologica, alla costruzione di un’economia con al centro l’essere umano e non il capitale e la finanza.

Video presente sulla pagina Facebook di Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

La tendenza ad unire è la strada per costruire insieme l’obiettivo di un mondo migliore. Il mondo finanziario ed imprenditoriale, invece, continua a lavorare per dividere, mettendo tutti in opposizioni contraddittorie ed inconciliabili. Invece lavoratori e lavoro, giustizia e pace, diritti e dissenso, esseri umani occidentali ed esseri umani non occidentali non sono polarità inconciliabili.

L’Occidente senza diritto è senza libertà

L’Occidente non può somigliare alla Federazione Russa ed alla Repubblica Popolare Cinese. Non può e non deve identificarsi con la furia devastatrice di Israele. Deve riscoprire l’importanza fondamentale del rispetto dei diritti umani sempre, in ogni luogo. Ha bisogno di ritrovare la centralità del diritto come strumento per la libertà, la fraternità, la difesa della pace, partendo dalle carte costituzionali.

Oggi, ci stiamo condannando a ripetere gli errori della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Stiamo seguendo la politica degli USA dopo la tragedia dell’11 settembre, fondata ciecamente sulla forza militare e non sulla forza della diritto.

Una riflessione finale

Quanto somigliano ai NO Global questi giovani del FFF. Non lasciamoli soli, non permettiamo che le norme ed il diritto diventino uno strumento di chiusura verso il loro manifestare. Costruiamo insieme ponti, nella diversità, perché la strada intrapresa dai governi è quella della follia delle spese per armamenti. Ritorniamo, invece, a lavorare per la riconversione ecologica, a partire dalle industrie militari e del fossile. Loro sì che rappresentano un rischio per il futuro.

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