Una COP27 interlocutoria non ci voleva

Una COP27 interlocutoria non ci voleva

È finita la COP27. Sono stati messi al centro i danni della crisi climatica. Ma i danneggiatori erano assenti o hanno fatto un passaggio prima di volare in Indonesia per il G20 di Bali. Alla COP28 a Dubai, paese esportatore di petrolio, spetterà proseguire sulla decarbonizzazione, l’abbandono delle fonti fossili e la costruzione del “Loss and Damage”. Pensate sia possibile? Io ritengo di no. Per rimettere al centro la crisi climatica ed ecologica e iniziare la conversione del sistema economico è necessaria un’economia disarmata.

La lunga fase finale della COP27

Nelle prime ore di domenica 20 novembre si è conclusa ufficialmente la COP27 di Sharm el-Sheikh in Egitto. La conferenza si è prolungata oltre la chiusura, programmata per il 18 novembre, al fine di raggiungere, dopo lunghe trattative, un primo accordo per istituire un fondo per “Loss and Damage”, ultimo dei tre pilastri dell’Accordo di Parigi, assieme a Mitigazione e Adattamento, per finanziare i danni arrecati ai paesi in via di sviluppo dai cambiamenti climatici.

Una COP27 silenziosa, senza manifestazioni. L’Egitto, infatti, non garantisce il diritto alla libertà di espressione. La scelta una località lontana dalla vita quotidiana delle città, Sharm el-Sheikh, costruita per le vacanze dei ricchi occidentali ed esempio di come l’uomo può distruggere l’ambiente per i propri capricci, non è stata casuale! Nonostante il fatto che lo spazio ospitante la conferenza sia stato considerato un territorio formalmente sotto il controllo dell’ONU, le proteste sono state limitate in una gabbia.

Guterres, Stieel, Al Gore, Biden, Lula

Il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha iniziato il suo discorso inaugurale con un’immagine efficace: “Siamo su un’autostrada diretti verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore”. Inoltre, ha fissato subito l’obiettivo minimo per questa Conferenza in terra africana: l’istituzione del fondo per il “Loss and Damage”, perché secondo Guterres abbiamo il dovere di uscirne cooperando assieme, paesi sviluppati ed in via di sviluppo, altrimenti periremo.

“Siamo su un’autostrada diretti verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore”

Antonio Guterres

Nel successivo intervento, il premio Nobel per la pace Al Gore ha presentato tutti gli eventi estremi del 2022, dalle inondazioni in Pakistan, agli sfollati in Nigeria, alla siccità che ha colpito molti paesi occidentali, tra cui l’Italia, di cui ha citato la situazione del fiume Po.

Questa è stata anche la prima conferenza per il nuovo Segretario esecutivo del UNFCCC, la Convenzione quadro dell’Onu sul clima, Simon Stiell, politico dello stato insulare di Grenada, il quale ha cercato di spingere i paesi ad un maggiore impegno per contrastare i cambiamenti climatici. 

Biden, di passaggio verso Bali, ha chiesto scusa per l’uscita momentanea degli USA dall’Accordo di Parigi ed ha affermato che puntano a ridurre le emissioni del 50-52%: gli Stati Uniti raggiungeranno gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030.

La COP27 è stato il primo palcoscenico internazionale per il presidente eletto del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva. Il suo impegno per la giustizia sociale e per la difesa dell’Amazzonia, rappresenta la speranza di ripresa del percorso della sua tutela e cura dopo la presidenza Bolsonaro, che ne ha incentivato lo sfruttamento indiscriminato. Inoltre, Lula ha proposto di organizzare la conferenza dell’ONU sul clima del 2025 proprio in Amazzonia, al fine di poter unire la lotta ai cambiamenti climatici con la difesa della terra delle comunità indigene.

Obiettivo raggiunto sui finanziamenti per il Loss and Damage?

Il testo conclusivo istituisce genericamente il fondo per i paesi in via di sviluppo che hanno subito perdite e danni in conseguenza di eventi climatici estremi legati ai cambiamenti in atto, che non hanno generato. Un fondo che interviene quando i danni sono già avvenuti. È stato previsto un comitato di transizione, incaricato di stabilire le regole di funzionamento del fondo, perché, ad oggi, non è stato definito il modo con cui verrà finanziato, da chi, e soprattutto quali saranno i Paesi beneficiari.

Perché la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), adottata nel 1992, considera fra i paesi “in via di sviluppo” anche la Cina, potenza globale che immette ogni anno imponenti emissioni di gas ad effetto serra in atmosfera.

Il fondo “L&D” è ancora una partita tutta da giocare

Il comitato, da costituire, dovrebbe fornire le prime raccomandazioni già alla COP28 di Dubai, nel 2023. Ma considerate le posizioni assunte dall’Unione Europea, contraria a costruire un fondo senza impegni cogenti sulla riduzione dei gas serra, con gli Stati Uniti che non sono andati oltre le parole forti, pronunciate per scaldare gli animi, ma nulla più, e l’assenza di rappresentati importanti della Cina, presenti a Bali per il G20, la strada è tutta in salita.

L’Unione Europea, il Regno Unito e i paesi più ricchi avrebbero voluto inserire nel testo finale della COP27 l’obiettivo di raggiungere entro il 2025 il picco delle emissioni globali, con un riferimento esplicito alla riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili e del carbone. Sulla mancata presa di posizione su questo punto, deve aver inciso molto la forte presenza di lobbisti delle fonti fossili di energia, cento in più della COP26.

Il principio secondo il quale i Paesi ricchi debbano fornire assistenza a quelli più poveri era già contenuto nell’accordo preso nel 2009 alla Cop15 di Copenhagen. Le nazioni più abbienti avrebbero dovuto stanziare 100 miliardi di dollari all’anno, a partire dal 2020, per consentire a quelle più svantaggiate di adattarsi, ma quella promessa, 13 anni dopo, non è mai stata mantenuta per intero.

Il pessimismo europeo su un L&D senza impegni seri sulla decarbonizzazione

Il negoziatore dell’UE, il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, ha criticato l’accordo perché se si finanziano interventi per ripristinare le perdite conseguenza dei cambiamenti climatici, senza intervenire sulla mitigazione degli effetti e l’aumento della temperatura globale per le fonti di inquinamento fossile, il fondo non servirà a nulla. Questo accordo appare come un secchio bucato dato in mano ai poveri per svuotare il mare.

Cosa rimane dell’obiettivo degli 1,5 gradi?

Formalmente è stato confermato. Ma praticamente, quasi nulla. L’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media globale di soli 1,5 gradi per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, al ritmo attuale, è destinato a fallire. Lo sviluppo mitigato porterà ad un aumento di almeno 2,5 gradi entro il 2050. Altrimenti, la traiettoria potrà portare a superare i 2,8 gradi. Il ruolo attivo dell’Unione Europea non serve a molto, se USA e Cina restano troppo ai margini.

Alla prossima COP28 a Dubai

Chiudiamo con una considerazione del presidente della COP27, Sameh Shoukry, il quale ha considerato la conferenza solo un tassello della storia delle conferenze sul clima, dove si è lavorato più sulle conseguenze e non sulle cause del riscaldamento globale. Questo perché si è voluto sfruttare la COP in terra d’Africa per sottolineare che i paesi africani non sono responsabili dell’attuale crisi climatica, ma ne pagano le conseguenze per la loro vulnerabilità e povertà.

Una COP interlocutoria non ci voleva!

Alla prossima COP28 a Dubai, paese esportatore di petrolio, cresciuto sullo sfruttamento della manodopera fornita dall’immigrazione povera proveniente da paesi come India, Egitto, Pakistan, Bangladesh, spetterà proseguire sulla decarbonizzazione, l’abbandono delle fonti fossili e la costruzione del “Loss and Damage”. Pensate sia possibile? Io ritengo di no.