Inceneritori: uno studio del CNR conferma la loro nocività

Inceneritori: uno studio del CNR conferma la loro nocività

Un importante studio è stato condotto da un gruppo di esperti di Epidemiologia Ambientale e Registri di Patologia dell’IStituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa. È stato pubblicato nell’ottobre 2017 e, nonostante la sua rilevanza, non ha ricevuto alcuna pubblicità dai media (per leggerlo integralmente cliccare qui).

Il metodo di analisi

Lo studio è stato compiuto su una popolazione di 132.293 persone residenti per almeno un anno tra il 1 gennaio 2001 e il 31 dicembre 2014 nel comune di Pisa, con gli indirizzi di residenza georeferenziati per avere una maggiore sicurezza del dato.
Il metodo utilizzato per studiare l’esposizione di ogni persona agli inquinanti prodotti nell’area di azione dell’inceneritore è quello suggerito dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, considerando anche le altre fonti di inquinamento, come quello veicolare e industriale.

Lo studio ha analizzato, sui registri ufficiali degli enti pubblici interessati, le cause della mortalità, il ricorso a cure ospedaliere e gli effetti sugli apparati riproduttivi.

Gli effetti nocivi sulla salute


In particolare, lo studio scientifico ha analizzato l’effetto dell’esposizione agli inquinanti emessi dall’inceneritore sulle cause di morte delle persone esposte, riscontrando un aumento di:

  • mortalità generale, in particolare negli uomini;
  • mortalità per malattie respiratorie acute, in particolare nelle donne;
  • morte per tumore del sistema linfoemopoietico negli uomini;

Per quanto riguarda il ricorso alle cure ospedaliere, a causa delle emissioni dell’inceneritore, si è riscontrato un aumento di ospedalizzazioni per diverse patologie gravi. Nel grafico sottostante, elaborato da ambientalismi.it, si può notare l’aumento del rischio di ospedalizzazione:

Ricorso alle cure ospedaliere a causa delle emissioni dell'inceneritore.

Invece nessun discostamento rilevante dalla media si è avuto per la fertilità delle persone residenti.

Superare il consumismo

Questo studio conferma che il confronto sul ciclo dei rifiuti non è il frutto dell’effetto NIMBY, perché una critica fondata all’idea che esso debba avere una chiusura necessaria con l’incenerimento e la termovalorizzazione è scientificamente confermata dagli effetti sulla salute.

Bisogna riprogettare la produzione e prevedere non un solo ciclo di vita, ma una vita molto lunga, secondo un processo non circolare ma elicoidale, per cui ogni fine vita di un prodotto è  un nuovo inizio.

Dovremmo cominciare a lavorare per realizzare una produzione che, superando il principio dello “usa e getta”, alla base del consumismo, si avvii verso la trasformazione continua dei prodotti attraverso il riuso, lasciando la riduzione ed il riciclo come ultime istanze.