Prigionieri della virtualità abbiamo perso la realtà

Prigionieri della virtualità abbiamo perso la realtà

La pandemia del Covid-19 è una tragedia globale, accentuata da un mondo chiuso nei propri interessi di parte, incapace di costruire il bene comune. Prigionieri della virtualità, abbiamo perso “la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca” (Fratelli tutti, 32).

Questo concetto si capisce chiaramente nel successivo paragrafo:

Il mondo avanzava implacabilmente verso un’economia che, utilizzando i progressi tecnologici, cercava di ridurre i “costi umani”, e qualcuno pretendeva di farci credere che bastava la libertà di mercato perché tutto si potesse considerare sicuro. Ma il colpo duro e inaspettato di questa pandemia fuori controllo ha obbligato per forza a pensare agli esseri umani, a tutti, più che al beneficio di alcuni. Oggi possiamo riconoscere che «ci siamo nutriti con sogni di splendore e grandezza e abbiamo finito per mangiare distrazione, chiusura e solitudine; ci siamo ingozzati di connessioni e abbiamo perso il gusto della fraternità. Abbiamo cercato il risultato rapido e sicuro e ci troviamo oppressi dall’impazienza e dall’ansia. Prigionieri della virtualità, abbiamo perso il gusto e il sapore della realtà».[32] Il dolore, l’incertezza, il timore e la consapevolezza dei propri limiti che la pandemia ha suscitato, fanno risuonare l’appello a ripensare i nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’organizzazione delle nostre società e soprattutto il senso della nostra esistenza.

Paragrafo 33

Prigionieri della virtualità…

La prigione del virtuale si è accentuata con la pandemia. Tutti siamo attratti dalla velocità del mondo virtuale, dalla possibilità di condividere velocemente. Siamo affascinati dalla possibilità di realizzare un’infinità di cose velocemente. Ma questo mondo, di apparente apertura, ci imprigiona nella rete. La mancanza del contatto con l’altro e con la natura, senza alcuna mediazione, ci rende più fragili e più spaventati. Siamo sicuri tra le mura di casa e non ci spaventa il mondo che entra dentro attraverso un “innoquo” computer e smartphone, grazie ai videogiochi in rete ed i social. Questa schivitù ci fa perdere la capacità di dialogo, perché ci polarizziamo. Ascoltiamo solamente chi la pensa come noi e gli atri diventano nemici da distruggere, come in un videogioco. Ma la realtà è fatta di fisicità e le conseguenze della chiusura in se stessi possono essere devastanti per l’essere umano e per la casa comune in cui il genere umano vive.

… abbiamo perso il gusto della realtà

La realtà polarizzata non è più una realtà sociale, ma diventa ogni giorno di più un luogo estraneo e pericoloso. La pandemia, con il distanziamento imposto dal rischio del contagio, sta impoverendo ancora di più i rapporti umani e allontanando dalla natura gli esseri umani. L’incontro sincero con l’altro è la via per costruire la comunità. Il luogo migliore per costruire la città è la scuola, luogo della socialità per eccellenza. In tutto il mondo è stata trasformata in una fabbrica alienante, fondata sulla produttività al servizio esclusivo del lavoro e del capitale. Non è più, come idea di istituzione, un luogo dove si fa cultura. La responsabilità di tutto questo è delle classi politiche che hanno cambiato le ragioni dell’istituzione scolastica, facendo perdere alle giovani generazioni il “gusto e il sapore della realtà”. Queste classi politiche sono colpevoli di aver distrutto lentamente la cultura critica e creativa.

La pandemia e gli stili di vita sbagliati

Il coronavirus ha messo a nudo decenni di distruzione della casa comune per stili di vita ben al di sopra delle nostre possibilità. Abbiamo creato un deserto e lo chiamiamo paradiso, abbiamo consumato, consumato, consumato senza sosta, costruendo per il beneficio di una minoranza sulle spalle di una maggioranza degli abitanti della Terra ridotti in soggezione. La questione ambientale, in tutto questo, appare come un corollario del rapporto egoistico fra sfruttatori e sfruttati, alimentato dalla cultura dello scarto. Le persone e l’ambiente vengono sfruttati perché non abbiamo capito che tutto è connesso. Solo la costruzione di relazioni fraterne fra gli esseri umani, potranno avere effetti benefici nel nostro rapporto con la natura. Ma dovremo ridurre la virtualità, per gustare appieno la bellezza della realtà umana e naturale.