2023 addio!

2023 addio!

Il 2023 è giunto al termine. Una sintesi per cercare di capire cosa ci aspetta per il prossimo futuro.

Le guerre sono il primo atto anti-ecologico

Sono aumentati i conflitti nel mondo. Oltre alla guerra di occupazione russa in Ucraina, che sta logorando tragicamente il popolo ucraino, si è riaperto un conflitto mai sopito dal 1948, quello in Terra santa. Abbiamo assistito ad un tragico attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, con una strage di civili inermi, con una risposta, altrettanto tragica e senza il rispetto dei basilari diritti umani, ancora in corso, condotta dallo Stato di Israele contro il popolo palestinese. Una sete di vendetta cieca e violenta indegna di qualsiasi stato di diritto.

Le guerre sono la prima causa della crisi ecologica perché minano la fiducia internazionale necessaria per costruire politicamente la transizione ecologica. Inoltre, le guerre incentivano la produzione dell’industria degli armamenti. Aumenta la produzione di armi, aumenta lo sfruttamento delle risorse naturali, anche fossili, presenti soprattutto nei paesi poveri, aumenta la fame nel mondo che incentiva la fuga dai paesi poveri versi quelli più ricchi. Fuga che porta i paesi ricchi a chiudersi con muri e respingimenti in mare, verso quei popoli di cui sfruttano le risorse. In questo cerchio perverso che si chiude, diminuiscono pure i fondi per la transizione ecologica, necessari per combattere gli effetti della crisi climatica soprattutto nei paesi poveri.

La crisi ecologica e la crisi climatica, quindi, non potranno essere affrontate se non si costruisce un sistema per garantire la pace internazionale e che disarmi l’economia. Il 2024 non appare politicamente un anno in cui le cose possano cambiare. Vedremo cosa succederà nei paesi in cui ci saranno le elezioni nel ’24, come USA, Russia, UE.

La crisi climatica, le fonti fossili ed il rebus dei consumi

Il 2023 non è stato un anno di cambiamento delle fonti, ma solo di tante chiacchiere. L’elettrificazione sembrerebbe la soluzione, ma una sostituzione di fonte, dalla fossili per produrre energia alle fonti rinnovabili e da energia nucleare non risolveranno il problema dell’inquinamento.

Sostituzione fonti

Sostituire una fonte per risolvere un problema, quello del riscaldamento globale, sposta un altro problema, quello dell’inquinamento e dello sfruttamento delle risorse naturali. Le scorie nucleari, prodotte dalla produzione di energia nucleare, hanno delle radiazioni che durano a lungo. Il problema è sempre lo stesso, trovare i luoghi di stoccaggio sicuri per un tempo lunghissimo.

Le fonti rinnovabili hanno grandi problemi: lo stoccaggio delle batterie e dei pannelli a fine vita; l’impatto delle pale eoliche e dei parchi eolici sul territori che li ospitano; la non continuità di produzione.

Il problema sono gli stili di vita.

Stiamo consumando troppo. il 2023 non ha vista nessun cambiamento, nessuna scelta sobria. Nel 2024 non appare nessun cambiamento all’orizzonte. Si consumerà nei paesi benestanti come negli anni passati. La crisi, però, non si risolve senza cambiamenti fondamentali nei modelli di consumo.

Rifiuti, non basta riciclare…

I rifiuti sono l’effetto di una società dei consumi fondato sull’usa e getta. Nonostante il progresso tecnologico, non riusciamo a creare una via d’uscita con il riuso e la riduzione degli imballaggi.

… ed è sbagliato incenerire

L’idea di produrre energia incenerendo i rifiuti è parte della cultura dei consumi. Ci si illude di produrre energia, ma è pochissima rispetto a quella necessaria per produrre i beni di consumo. Inoltre, l’incenerimento produce rifiuti speciali dovuti alla combustione, che devono essere trattati in via speciale rispetto agli altri rifiuti.

Stiamo inquinando per le generazioni future

Lo sappiamo, lo abbiamo capito benissimo che ci siamo “mangiati” il futuro dei nostri figli e nipoti, ma non riusciamo a cambiare. L’egoismo è il fondamento dello stile di vita che stiamo conducendo. Provano a dircelo i giovani dei Fridays For Future dal 2018. Di fronte alla sordità dei politici alle richieste argomentate insieme al movimento di “Extinction Rebellion”, stanno nascendo movimenti più radicali, come “Ultima generazione”, che esprimono un disagio giusto. Ma si stanno mettendo contro le persone comuni, proprio quelle che dovrebbero sostenerli. Un irrigidimento non violento che sta alienando quelle simpatie che si erano attirati i giovani del Fridays For Future nel 2019 e 2020, prima dell’arrivo del covid-19.

Il 2023 si chiude, quindi, con la crisi del movimento giovanile ambientalista. Il 2024 potrebbe vedere un acuirsi della loro crisi, nonostante abbiano pienamente ragione, di fronte alla sordità dei decisori politici, alla repressione del dissenso con la forza e l’uso della giustizia preventiva, all’indifferenza del mondo economico e sindacale. Potrebbe aumentare, perciò, la radicalizzazione non violenta, che porterebbe ad una alienazione delle parti della società che prima li sostenevano.

2023 => 2024

Il 2024 inizia con il caos mondiale generato dai conflitti internazionali dopo il covid-19 e da un ritorno prepotente dell’industria del fossile. La crisi ecologica in atto continuerà a crescere rispetto al 2023 se non iniziamo a costruire e pianificare il cambiamento, ripartendo da pace, sobrietà e pianificazione per ridurre progressivamente la produzione dei rifiuti! Quindi, buon 2024 a tutti, sperando che tutti i presentimenti negativi vengano ribaltati dalla quotidianità e vengano ascoltate le richieste dei movimenti giovanili ambientalisti.