Prophetic Economy, la prima mattina di lavoro

Prophetic Economy, la prima mattina di lavoro

Il programma della mattina del convegno sulla Prophetic Economy è iniziato con l’intervento di Jeffrey Sachs, previsto inizialmente per il pomeriggio, seguito dal panel su “Dimensione della crisi – prospettive di speranza”. Si comincia!

Sachs e l’Economia Profetica

La mattina inizia subito forte con Jeffrey Sachs che introduce i due temi del convegno: crisi ecologica e povertà con il suo speech su “Perché abbiamo bisogno di un’Economia Profetica e di cosa abbiamo bisogno per cambiare”. Il professore non ci gira molto intorno ai due problemi iniziando con una slide su una frase di John Fitzgerald kennedy sull’uomo contemporaneo e la sua capacità di salvare o distruggere il mondo attraverso la tecnologia.

Sachs a Prophetic Economy

Le parole chiave del discorso sono risuonate chiaramente nella grande sala: la fase della crisi ecologica è stata superata, ormai dobbiamo parlare di catastrofe ambientale. Questo per la mancata capacità delle vecchie generazioni di affrontare la sfida.

la fase della crisi ecologica è stata superata, ormai dobbiamo parlare di catastrofe ambientale

Sachs

Il professore spera che questa giovane generazione in sala sia in grado di affrontare e risolvere quanto non riuscito alla sua. A questo scopo ha indicato nei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 dell’ONU, la strada da percorrere per costruire un mondo migliore. Tutti dovrebbero fare la loro parte, i giovani costruendo relazioni capaci di futuro e le persone più ricche del mondo destinando al raggiungimento di questi goals l’1% del loro redditto annuo. Su questo ultimo punto ho delle riserve, perché penso che una economia profetica non si possa fondare sulle briciole cadute dal tavolo!

I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030

Sachs ha sottolineato il ruolo di leader morale di Papa Francesco, che con la sua enciclica “Laudato si'” ha chiamato tutta l’umanità ad una presa di coscienza e ad una assunzione di responsabilità. Infatti ritiene che non ci si possa più affidare alla mano invisibile, ma bisogna costruire un’economia profetica in cui i soldi non vengono spesi per le armi ma per la lotta alla povertà, all’educazione e alla salvaguardia dell’ambiente.

20 minuti di domande e risposte

I giovani presenti sul palco hanno rivolto delle domande al professore, mettendo il dito nella piaga di un discorso interessante e profondo ma “politicamente corretto” e troppo teorico, incapace di indicare realmente come superare i limiti dell’agire dei nostri giorni. A sottolineare questa impressione basta una domanda semplice e chiara su quanto il professore ci creda davvero che i giovani possano cambiare il sistema economico dominate. Le altre domande non sono da meno e chiedono quale ruolo possono avere nel superamento della povertà e nel cambiamento del mondo. Le risposte, però, hanno reso più chiaro il pensiero di Sachs, il quale ha replicato che servirà la passione per costruire un’economia profetica ed un duro lavoro per creare nuove relazioni con gli adulti e con i politici. Ai ragazzi ha raccomandato di cominciare da subito nelle proprie classi, perché il sistema economico attuale è molto dinamico, veloce, ma soprattutto ingordo, e si basa sulla devastazione ambientale, sulla corruzione e sulla criminalità. Quindi, per costruire un’economia migliore si deve partire dall’educazione alla responsabilità verso il prossimo e verso il pianeta.

Domande e risposte con Sachs

“Dimensione della crisi – prospettive di speranza”

La moderatrice del panel, l’economista irlandese Lorna Gold, ha introdotto l’argomento di discussione con gli esperti parlando di tre eventi recenti:

I relatori del panel (da destra): Dr Lorna Gold, Dr. Cristina Calvo, Alexis Mupepe, Gerard Bureau, Luis Calfa, Prof. John Sweeney.

I piccoli passi del giovane boy scout

Tra gli esperti invitati, ha favorevolmente colpito la presenza di un giovane ragazzo ceco di 12 anni, boy scout, Luis Calfa, il quale è apparso molto genuino e sicuro su cosa suggerire per iniziare un percorso di costruzione della Prophetic Economy attraverso piccoli e decisi passi: l’opzione zero a iniziare dai rifiuti, il superamento della cultura dello scarto, dell’usa e getta e la promozione della pratica della fiducia nel prossimo, dell’essere utili per gli altri, considerandoli amici/fratelli.

La centralità del povero

Interessante e profondo l’intervento di Gerard Bureau, di ATD Quart Monde, il quale ha descritto in modo preciso l’essenza dell’economia di mercato, basata sullo spreco e sulla voracità, nel suo essere limitata ad una minoranza, mentre la maggioranza del mondo vive un’economia diversa, umana, fatta da persone escluse dal sistema: i poveri. Per costruire un’economia profetica bisogna, quindi, secondo Gerard, partire da queste persone, come Teresa, che nella Repubblica Democratica del Congo lavora come portatrice di merce per i mercati. Porta ogni giorno, per 10 chilometri, 60 chilogrammi sulla testa, che le permettono di poter mangiare e vivere. Nonostante il lavoro sia indispensabile per la sua vita, ha deciso di condividere il suo poco con una vicina che non aveva niente. Lei, povera, ha rinunciato a parte dell’indispensabile per sé, mentre noi non siamo in grado neanche di condividere il superfluo. Gerard, quindi, ha indicato chiaramente che, se si vuole parlare di cambiamento del sistema economico, bisogna imitare queste persone profetiche, i poveri.

Lei, povera, ha condiviso l’indispensabile per sé, mentre noi non siamo in grado neanche di condividere il superfluo

Gerard Bureau

I poveri, infatti, sono il frutto della nostra azione, quindi solo la nostra volontà può convincerci ad ascoltarli e, soprattutto, a compiere quei piccoli passi descritti dal giovane boy scout per rinunciare ad un’economia esclusiva ed aprirci ad un’economia in cui i poveri decidono. Gerard ha concluso i suoi interventi con una domanda, siamo disponibili a non far essere poveri i poveri?

Evitare la catastrofe climatica

Il professor John Sweeney, climatologo, ha parlato dei rischi legati ai cambiamenti climatici causati dall’attività umana, spiegando che solo un approccio olistico potrà evitare la catastrofe, ed invitando tutti a fare pressione sui governi e sugli operatori finanziari per disinvestire dal carbone.

L’intervento del prof. John Sweeney sull’impatto dei cambiamenti climatici

La speranza nel cambiamento

La dr. Cristina Calvo, economista e advisor della Banca Pubblica Nazionale argentina, ha sottolineato che manca una consapevolezza della crisi strutturale che stiamo vivendo. Infatti la paura ha preso il posto della speranza. Ma ci sono segnali positivi dal basso, come la promozione del micro-credito, che rappresenta la via per promuovere il cambiamento. L’ipocrisia che spesso si commette è, invece, quella di pensare di fare beneficenza attraverso l’investimento di soldi su fondi speculativi che generano proprio la povertà che si vorrebbe combattere.

Le difficoltà del continente africano

Infine l’intervento di Alexis Mupepe, presidente delle associazioni di Economia di Comunione nella Repubblica Democratica del Congo, che ha sottolineato come nel suo paese le relazioni basate sugli interessi hanno messo in secondo piano le questioni ambientali. Infatti l’impatto dei cambiamenti climatici ha fatto sparire molte specie ed ha messo in ginocchio l’agricoltura di sussistenza. Purtroppo, però, la mancanza di uno Stato in grado di promuovere il cambiamento, non permette di essere positivi sul futuro.